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Se, quindi, la democrazia tutela la varietà più ampia di dottrine elaborate dagli individui e non ha alcun diritto di intervenire nei loro riguardi,  d'altro canto, la dottrina ha l'obbligo, pena la sua soppressione, di non negare l'autorità politica (l'espressione della democrazia stessa) . "Il succo dell'ideale di ragione pubblica è che i cittadini devono discutere le questioni fondamentali entro quella che ognuno di loro considera una concezione politica della giustizia basata su valori tali che ci si possa ragionevolmente aspettare che anche gli altri li accettino, e ognuno deve essere preparato, in buona fede, a difendere tale concezione, intesa in questo modo . Ciò significa che ognuno di noi deve possedere, ed essere pronto a spiegare, un criterio per stabilire quali principi e regole orientative ci si possa ragionevolmente attendere gli altri cittadini (anch'essi liberi e uguali) facciano propri" (10) .


Prende corpo, quindi, lo scopo della ragione pubblica: articolare l'ideale politico di un popolo a governarsi in un certo modo . E' necessario che la costituzione si ispiri allo spirito di un popolo poiché, solo in questo modo, il popolo si riconosce in essa e rispetta, di conseguenza, i principi fondamentali che la determinano . Per rinsaldare continuamente il legame tra cittadino e democrazia, è basilare che ognuno tenga sempre a mente che oltre il parlamento, oltre la Corte suprema, oltre ogni forma di potere legittimo, vige la legge suprema del potere costituente del popolo che fonda la democrazia. Il mezzo attraverso cui questo potere  viene elaborato ed espresso è il discorso pubblico che riunisce, sulla base del confronto, le diverse dottrine comprensive dei singoli cittadini . Si accetta che la politica non venga guidata da una verità assoluta, ma da una variegata moltitudine di ragionevoli verità che concorrano a stabilire una scelta politica (valida, almeno, per la maggioranza) . Un'esigenza rimane ineludibile : "quello che chiede la ragione pubblica è che i cittadini siano in grado di spiegarsi reciprocamente" (11).


La netta cesura, praticata da Rawls, tra sociale e pubblico (cesura che non equivale a quella tra privato e pubblico) stabilisce regole di non invadenze tra sfere diverse: sulle  questioni politiche fondamentali non si devono mai introdurre, nella ragione pubblica, considerazioni esplicitamente formulate in termini di dottrine comprensive .
Questa definizione è incompleta se non si specificano i  limiti della ragione pubblica  che implica, ovvero quei limiti che servono a tutelare la libertà e l'autonomia individuale, e che variano a seconda delle condizioni storiche  e sociali . "Vorrei sottolineare che i limiti della ragione pubblica non sono, chiaramente, i limiti di una legge o di uno statuto, ma sono quelli che onoriamo quando onoriamo un ideale - quello di una democrazia in cui ogni cittadino cerchi di condurre i propri affari politici in conformità a valori pubblici tali che sia ragionevole aspettarsi che anche gli altri li accettino . E' un ideale che esprime anche la volontà di ascoltare quello che gli altri hanno da dire e la disponibilità ad accettare aggiustamenti o modifiche ragionevoli delle proprie idee" (12). L'accettazione di determinati limiti ha un corrispettivo nell'aumento della tutela e del grado di libertà e di autonomia del singolo .
La prospettiva di Rawls sulla ragione pubblica tende quindi a mettere in luce due concetti: anzitutto è centrale la posizione del dovere di comportamento civile come ideale democratico, e, in secondo luogo,  il contenuto della ragione pubblica è dato dai valori politici e dalle regole orientative di una concezione politica della giustizia. Il contenuto della ragione pubblica non è formulato, infatti, dalla moralità politica in quanto tale, ma solo da una concezione politica adatta a un regime costituzionale . "L'idea è, in conclusione, che i criteri del giudizio politico riflessivo devono orientarci nella valutazione, nella giustificazione, o meno, del quadro o della cornice costituzionale di una forma di vita collettiva democratica, stabile nel tempo" (13) .

 

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