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La carta ed il territorio, la percezione e la realtà. Houellebecq, il chirurgo delle emozioni, racconta di questa dicotomia. L'effluvio inarrestabile ed inesauribile della vita vera, da un lato, e le interpretazioni umane, fragili istantanee, dall'altro. Houellebecq non si sazia mai dei nostri patetici, romantici, ridicoli, eroici tentativi di ordinare la confusione, di governare la barca nella tempesta.

Protagonista del libro è un artista che, ai limiti dell'involontarietà, interpreta ed esprime alla perfezione quel territorio di confusione e di tempesta.

"...essere artista, ai suoi occhi, significava innanzitutto essere sottomesso. Sottomesso a messaggi misteriosi, imprevedibili, che si dovevano dunque definire "intuizioni" in mancanza di meglio e in assenza di ogni credenza religiosa; messaggi che comunque comandavano in maniera imperiosa, categorica, senza lasciare la minima possibilità di sottrarvisi - a meno che non si volesse perdere ogni nozione di integrità e ogni rispetto di se stessi."

(Michel Houellebecq, La carta e il territorio, Bompiani, Bergamo 2010, pag. 88)

L'artista è la carta su cui leggere e decifrare il territorio della vita. Perchè mai un artista? Perchè vuole raccontare degli uomini, perchè vuole immortalare quello che fanno, perchè si pone domande e cerca semplici risposte.

"Che cosa definisce un uomo? Qual è la prima domanda che si pone a un uomo, quando ci si vuole informare della sua condizione? In alcune società, gli si chiede dapprima se sia sposato, se abbia dei figli; nelle nostre società, ci interroga in primo luogo sulla sua professione. E' il suo posto nel processo di produzione, e non il suo status di riproduttore, a definire innanzitutto l'uomo occidentale".

(Michel Houellebecq, La carta e il territorio, Bompiani, Bergamo 2010, pag. 131)

Ad ogni risposta trovata, però, non corrisponde mai un obiettivo raggiunto. La mappa non aiuta a comprendere il luogo in cui ci si trova. Bisogna accontentarsi.

"...tranquillo e senza gioia, definitivamente neutro."

(Michel Houellebecq, La carta e il territorio, Bompiani, Bergamo 2010, pag. 224)

 

P.S.: Nel libro è presente una parte consistente in cui l'autore parla di se stesso. L'autore è un personaggio importante del proprio libro. Per associazione di idee, mi torna in mente la fotografia di un albero il cui tronco sembra stia divorando una minuscola insegna di ferro che qualcuno, decenni prima, vi aveva affisso. L'insegna minuscola non ha nessun senso in quel tronco ma la fotografia è, di certo, molto artistica.

" 'Anche noi siamo dei prodotti...' proseguì, 'dei prodotti culturali. Anche noi verremo colpiti da obsolescenza. Il funzionamento del dispositivo è identico - a parte che non c'è di solito alcun miglioramento tecnico o funzionale evidente; rimane solo l'esigenza di novità allo stato puro' "

(Michel Houellebecq, La carta e il territorio, Bompiani, Bergamo 2010, pag. 143)

 

L'evasione è un movimento. Qualcosa è accaduto.

L'evasione soffia nella realtà, la gonfia e la realtà scoppia in una proliferazione di immagini effimere, deliziose.

Sono voli di trapasso, sono impeti e non si contiene questo traboccare.


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