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Possiamo inventare giustificazioni valide ed inoppugnabili per qualsiasi nostro modo di essere, ma è piuttosto complicato ripeterlo per i nostri modi di fare. L'azione ci si rivolta contro all'istante e le conseguenze già dileguano ogni possibile giustificazione. Nell'agire scopriamo quanto siamo sprovveduti dinnanzi al mondo e, sornioni, passiamo oltre.

"Non c'era forse nemmeno un sentiero e avrei dovuto inventarlo. Ma a che pro? Eppure m'era balenata l'idea di scendervi, tanto l'amore per le imprese inutili è radicato in me. Ch'io sia soltanto un perditempo? Comincio a sospettarlo."

(Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, RCS Libri, Milano (1973) 2011, pag. 15)

Un soldato, un'arma ed un paese. Una donna, alcuni uomini ed un ricordo. Sono aspetti del vivere di cui possiamo godere o rifiutare, di cui possiamo nutrirci oppure morirne. Aspetti di vita che è inutile comprendere ma su cui affascina riflettere. Pensieri, pensieri ed altri pensieri ancora che intrecciano cesti in cui suddividere oggetti del desiderio da non avere mai nelle tasche. Senza un filo logico. Senza tempo.

"Il tempo è indivisibile come un sentimento. Che significa un anno, un mese, un'ora, quando la vera misura è in me stesso? Io sono antichissimo e mi reputo immortale, non per vincere il timore della morte, ma perché ne vedo la prova in queste montagne e in questi alberi, negli occhi di questa donna che ritrovano i miei come dopo una lunga assenza."

(Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, RCS Libri, Milano (1973) 2011, pag. 45)

Quando le bordate della vita vera arrivano al cuore e l'equilibrio tra le proprie percezioni ed il mondo insiste a dare la misura di tutte le cose, l'uomo sconta gli attimi di perfezione a cui tanto aspira. Se poi una donna ne governa i sussulti, l'uomo allora può davvero dirsi felice. Fino alla prossima sconfitta, fino al successivo dolore che, come pugni al ventre, lo faranno soffrire un poco.

"Dovevo imitarlo, se non volevo soccombere, dovevo considerare il mondo e gli uomini coalizzati contro di me e batterli con l'astuzia. Era convinto che l'ammirassi, ed era vero. Ammiravo i suoi difetti, che forse mi sarebbero stati necessari, questo sentivo, per sopravvivere."

(Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, RCS Libri, Milano (1973) 2011, pag. 147)

Qualunque cosa accada, esistono soltanto due modi per reagire. Comprendere oppure dimenticare. Senza distinzioni sul peso dell'anima.

"Voglio cadere a pezzi, rispondevo, ma vivere sino all'ultimo momento. Non posso lasciare il cielo, anche se è un cielo di piombo come questo, non posso lasciare nulla, nemmeno questo cespuglio, nemmeno i giorni più mediocri e le notti più cupe, o le persone che odio: nulla."

(Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, RCS Libri, Milano (1973) 2011, pag. 212)

Una vita complicata, di cui vorremmo saperne sempre qualcosa di più. Ma noi possiamo conoscere solo il segreto di ciò che perdiamo e, per questo, il segreto della vita non lo conosceremo mai.

"Vorrei sapere un'altra cosa: tutto quello che ho fatto è per Lei, o per me, che l'ho fatto? E' una domanda imbarazzante."

(Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, RCS Libri, Milano (1973) 2011, pag. 267)

 

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L'evasione è un movimento. Qualcosa è accaduto.

L'evasione soffia nella realtà, la gonfia e la realtà scoppia in una proliferazione di immagini effimere, deliziose.

Sono voli di trapasso, sono impeti e non si contiene questo traboccare.


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