"Se amiamo profondamente qualcuno, se per questo qualcuno doniamo quanto di più prezioso abbiamo, possiamo essere certi che non ci farà del male. Questo è il sacrificio. Tu a questo mondo chi ami di più?"
(Orhan Pamuk, Il museo dell'innocenza, Einaudi, Cles (TN) 2009, pag.42)
Prima di iniziare a leggere il libro bisognerebbe avere il coraggio di rispondere a questa domanda. La domanda più profonda che si possa porre a qualcuno: "Tu a questo mondo chi ami di più?". La risposta non servirà ad entrare in sintonia con l'autore, né tantomeno a comprendere meglio la trama del racconto. Servirà per accedere al museo dell'innocenza.
"Sarò ingenuo, ma sono sinceramente convinto che tali sensazioni non appartengano solo a me: anche il visitatore del museo, venendo a contatto con questi oggetti, proverà quello che sento io."
(Orhan Pamuk, Il museo dell'innocenza, Einaudi, Cles (TN) 2009, pag.357)
Entrare, guardare e sentire negli oggetti il tumulto di altre vite. Di un'altra vita. La vita della persona amata. Perché alla fine, quando si arriva al dunque, non ci sono dubbi:
"La felicità è stare accanto alla persona che si ama."
(Orhan Pamuk, Il museo dell'innocenza, Einaudi, Cles (TN) 2009, pag.280)
"La vera sofferenza amorosa si annida alle fondamenta della nostra esistenza, ci stringe inesorabilmente nel nostro punto più debole e pervade ogni cellula del nostro corpo, ogni aspetto della nostra vita. Se siamo disperatamente innamorati, tutti gli altri dolori, preoccupazioni o inquietudini, a partire dalla perdita del padre fino alla più banale delle sfortune - qualsiasi cosa, anche solo smarrire le chiavi di casa -, diventano la molla che fa scattare questa sofferenza sempre pronta a esplodere. Uno come me, la cui vita è stata messa a soqquadro dall'amore, pensa che tutti gli altri problemi si risolveranno soltanto quando avrà fine la sofferenza amorosa, senza rendersi conto che in questo modo non fa altro che esacerbare la propria ferita interiore."
(Orhan Pamuk, Il museo dell'innocenza, Einaudi, Cles (TN) 2009, pag.253)
Si cade continuamente ed alla caduta sembra non ci sia fine. L'ossessione diventa la casa della propria esistenza e gli oggetti i muri che quello spazio delimitano. La vita scandita da un solo ritmo...
"Gli istanti che quegli oggetti mi facevano rivivere componevano dentro di me un altro tempo, un tempo più vasto."
(Orhan Pamuk, Il museo dell'innocenza, Einaudi, Cles (TN) 2009, pag.435)