All'inizio è il corpo.
"Aveva appena finito di nuotare e ora respirava profondamente, come se volesse mandar giù nei polmoni tutte le componenti di quel momento, il calore del sole e l'intensità del suo piacere; sembrava che tutte venissero aspirate dentro il suo petto."
(John Cheever, Il nuotatore, Fandango, 2000)
Alla fine è l'anima.
"E perché, allora, pur convinto com'era che tutto l'orgoglio umano doveva essere subordinato al buonsenso, non era capace di voltarsi e di tornare indietro? Perché era così deciso a portare a termine il suo viaggio, anche se ciò poteva mettere a repentaglio la sua stessa vita?"
(John Cheever, Il nuotatore, Fandango, 2000)
Nel mezzo tutta l'intensità dello scrittore che in un breve racconto illude il corpo con una fantasia. Una fantasia che è quasi una pazzia. Una pazzia che poi invece è una perdita.
Il corpo è il giocattolo della mente quando l'anima è annientata.