Il taglio netto di una fune tesa. E' l'abbandono che dura per tutta la vita.
"Quella notte ho sentito che io non mi appartenevo, non ero di mia proprietà, non lo sarei mai stata."
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.14)
L'abbandono rafforza il silenzio e le sue evoluzioni nella solitudine.
"Io sono un metallo arroventato immerso dentro l'acqua, la mia solitudine è diventata d'acciaio. Mi hanno temprata immergendomi nelle chiacchiere, nel gruppo, nella ininterrotta vita in comune. Io sono l'invincibile, la solitaria."
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.18)
E' però una solitudine d'apparenza poiché nell'intimo dell'individuo si scatena la tempesta del sentimento ed i pensieri sono un turbine in continuo movimento. Un turbine che può diventare armonia.
"Noi siamo sepolte vive in una delicata bara di musica."
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.76)
Allo stesso modo in cui il principio femminile filtra l'emozione nel profondo della propria intimità, l'irruenza e l'esuberanza del principio maschile esplodono ad illuminare o a nascondere il sole.
"Gli uomini organizzano cerimonie, si ammantano di paramenti luccicanti, fanno tintinnare metalli preziosi, incastonano la gloria delle parole in frasi dolcemente ritmate, riempiono l'aria di fumo profumato e di musica, hanno bisogno di mettere tutto quanto all'esterno, devono buttare fuori, sempre fuori di loro tutto quello che sentono dentro."
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.88)
Non esiste però un argine alle emozioni. Siamo inesorabilmente legati agli altri anche nei tentativi di distacco più decisi.
"Passo la vita in estraneità totale, non me ne importa niente degli altri, non riesco a interessarmi alle preoccupazioni delle mie compagne, non partecipo alle loro beghe, non ascolto i loro pettegolezzi. Poi all'improvviso sprofondo dentro qualcuno. Sento quello che prova, vivo le sue sensazioni, mi immedesimo. "
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.97)
Altre volte, invece, facciamo da trampolino ad altri ed il nostro sguardo imbambolato non rappresenta che vaghezza.
"Esistono coloro che impersonano la rettitudine in modo da far spiccare con maggior nitore il suo contrario. Noi serviamo a questo. A volte mi chiedo se quelli che vengono a sentirci, ai quali veniamo indicate come modelli di virtù, lo facciano con il solo scopo di trovare il vizio ancora più gustoso, quando escono da qui. Noi eleviamo i loro spiriti, essi salgono per potersi gettare nell'abisso della perdizione da un gradino ancora più alto, rendendo il loro tuffo più inebriante."
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.115)
Nulla può fermare la musica, la voce, i pensieri. L'espressione è la vita che annulla la morte.
"Le parole sono gusci vuoti dove ha abitato un mollusco, ma io non so come ci si sta dentro.
Le parole sono degli avvertimenti dei morti sulle cose che esistono.
Le parole sono la vendetta dei morti che ci mettono dentro desideri e aspettative più grandi di noi."
(Tiziano Scarpa, Stabat Mater, Einaudi, 2008, pag.120)