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E' necessario puntualizzare che il termine "anarchia" significa assenza di comando, (assenza di potere), e non significa affatto caos o disorganizzazione. Questa considerazione ha un valore preliminare per il discorso che ho intenzione di affrontare, poiché in sua assenza nasce la tipica incomprensione di chi associa illogicamente l'assenza di potere con l'assenza di  organizzazione.

Il senso comune, infatti, ritiene che, senza un centro nevralgico da cui s'irradia la coercizione, qualunque sistema non possa funzionare. Chiamerò "analogia del sole"  questo tentativo di deduzione illogica, che ha la presunzione di derivare da una possibilità (l'eventuale assenza di potere) una certezza (la mancanza di organizzazione). Secondo tale analogia, il potere viene percepito dagli individui come un sole, posto al centro, attorno cui gravitano sia i pianeti (che, sempre per analogia, rappresentano le istituzioni attraverso cui il potere agisce sugli individui), sia i loro satelliti, pianetini, comete e meteoriti, (che, nella loro varietà, simboleggiano le molteplici forme di organizzazione umana). Come il sole è necessario perché il sistema solare non si estingua, in quanto è grazie al sole che i pianeti ed i satelliti del sistema mantengono la loro orbita, invece di perdersi nell'infinità dell'universo, si crede che anche il potere sia necessario per fare funzionare le istituzioni e le organizzazioni che garantiscono la collaborazione tra gli individui per un fine comune. L'analogia del sole, quindi, deduce indebitamente l'assenza di organizzazione dall'assenza di potere. Ma se è dimostrato dalla pratica dei fatti che l'individuo è capace di agire e di organizzarsi anche in assenza di un potere che, con la coercizione, ne guidi l'azione (1), allora viene inesorabilmente smentita l'analogia del sole e si dissolve il falso nesso tra l'assenza di potere e l'assenza di organizzazione. Oltre al sistema economico capitalistico, e alla sua organizzazione statuale, vi sono svariate costruzioni politiche e forme organizzative liberamente concordate, fondate sull'uguaglianza e la giustizia di un "ordine naturale" (del quale sono parte la famiglia e la società), invece che sul privilegio e la violenza. Le forme di società che si organizzano senza uno o più centri di potere derivano, pertanto, direttamente  dalla tendenza (2) degli esseri umani a raggrupparsi per il bene comune. E' ora possibile, fugato ogni dubbio di incomprensione, definire l'anarchia "non dalla semplicità di una società priva di organizzazione sociale, ma dalla complessità e dalla molteplicità di forme di organizzazione sociale" (3). Un insieme di organizzazioni che fondano la loro esistenza e la loro reciproca dipendenza sull'eliminazione (4) del potere centrale, sull'assenza dell'autorità. L'anarchia è l'estremo decentramento dei poteri amministrativi della società, che permette anche ai gruppi più piccoli di organizzarsi ed operare secondo le esigenze specifiche della comunità  che comprendono. Antiautoritarismo sociale e libertà individuale sono i suoi punti fermi. "Quando constatiamo  l'impotenza dell'individuo e del piccolo nucleo sociale nel mondo di oggi, e ce ne chiediamo la ragione, dobbiamo ammettere che l'accentramento di potere nello Stato moderno, militarista e industriale, non costituisce l'unica causa di questa impotenza, il cui fondamento va ricercato, soprattutto, nella generale delega di potere allo Stato. Si ha l'impressione che l'individuo, per omissione o per trascuratezza, o per un comportamento ormai condizionato e privo di immaginazione, abbia delegato la sua personale quota di potere a qualcun altro piuttosto che utilizzarla in prima persona" (5). Qui non si parla di distruggere lo Stato attraverso una grande rivoluzione. Più semplicemente, è il caso di constatare che lo Stato, in quanto forma dei rapporti e dei comportamenti degli esseri umani, può essere sostituito da altre forme di comportamento e da altri tipi di rapporti umani, che garantiscano la riappropriazione e la riutilizzazione della "quota di potere" momentaneamente persa. Lo Stato è un modo possibile di stare insieme degli individui, non è l'unico modo possibile. In alternativa, infatti, si pone l'infinita varietà delle "reti" di individui e di gruppi locali sparsi sul territorio, che si aggregano per prendere decisioni comuni e definire i propri obiettivi nella più totale autonomia. Si inscrive in tale contesto la teoria di  Louis Mercier Vega, secondo la quale la categoria della libertà "non può essere pensata senza l'effettivo esercizio anarchico di un potere, nel senso di creazione di norme positive che esplicitino il funzionamento di una società libertaria" (6). Se la produzione di norme è una forma originaria della natura umana, la loro applicazione segue due strade diametralmente opposte: quella dispotica dell'imposizione unilaterale e quella anarchica della libera accettazione e condivisione.

 

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