(1) La tecnocrazia (intesa come sistema sociale nel quale il potere politico è attribuito a tecnici e ad esperti, in quanto detentori di conoscenze oggettive e neutrali, rilevanti nell'azione di governo) si contrappone alla democrazia rappresentativa essenzialmente in relazione a due fattori : anzitutto la crescente importanza attribuita nella società postindustriale all'informazione (informatica, telecomunicazioni, ecc.) ; in secondo luogo, la diminuita partecipazione politica nelle contemporanee democrazie industriali .
(2) Per tutelare lo spirito della democrazia è importante che le diverse forme della ragione condividano sia "l'esigenza di un pensiero critico", sia la fiducia nell'intelligenza razionale che si "sforza di comprendere prima di giudicare - il che presuppone anche l'esclusione radicale di comportamenti basati sul rifiuto degli altri, sugli impegni di tipo passionale, sul fanatismo e sull'intolleranza . Capire significa che, per cercare di capire, si esce dall'ambito in cui si era soliti pensare e ci si colloca altrove, per cercare di vedersi attraverso gli occhi degli altri" (Jean-Pierre Vernant, Tra mito e politica, RCE, Milano 1998, p.310 ).
(3) Il giudizio umano tende ad essere un giudizio "tragico" perché continuamente a confronto con una realtà che non può mai pienamente conoscere, ma con cui deve comunque "riconciliarsi" . Il giudizio politico, invece, procura all'individuo quel senso di speranza che lo aiuta a confrontarsi con il tragico . Secondo Hannah Arendt, solo colui che osserva la storia in qualità di spettatore, grazie alla sua posizione, può offrire una speranza .
(4) Il mio assunto sull'etica è che la responsabilità che l'individuo si assume continuamente nel corso della propria vita può dare un senso alle sue azioni, poco altro .
(5) Un esempio : "La statalizzazione dei partiti fa sì che la formazione politica della volontà diventi infine un sistema politico che sempre più si riduce a programmare se stesso . Così l'altra faccia di uno 'stato sociale' parzialmente riuscito diventa la democrazia di massa : cioè un processo di legittimazione controllato e diretto dall'amministrazione . Sul piano programmatico ciò si riflette in rassegnazione e apatia : così si finisce sia per accettare lo scandalo di un 'destino naturale' sancito dal mercato del lavoro sia per rinunciare a ogni democratizzazione radicale della società". (Jurgen Habermas, Morale Diritto Politica, Einaudi, Torino 1992, p.90)
(6) Ota de Leonardis, "Declino della sfera pubblica e privatismo", in Rassegna Italiana di Sociologia, anno XXXVIII, n. 2 , Giugno 1997, p.176 .
(7) Credo che, a riguardo, sia necessario ribaltare i termini del discorso . La dimensione preferibile, a mio parere, non consiste tanto nel raggiungimento della felicità (che sarebbe poi il raggiungimento di un surrogato, poiché la felicità, in se stessa, è irraggiungibile in quanto si trasforma di continuo ad ogni mutamento della realtà) quanto, piuttosto, nel tendervi continuamente . Non conta l'inizio o la fine ma il durante . Questo significa che l'idea di felicità non implica un'unica forma di vita, un'unica forma di politica, un'unica forma di società, e chissà quant'altro di monolitico è possibile ipotizzare, ma molteplici forme, e, nella molteplicità, diverse e realizzabili .
(8) Ota de Leodardis, op. cit. , p.188 .
(9) Carlo Donolo, "Affari pubblici", in Rassegna Italiana di Sociologia, anno XXXVIII, n. 2, Giugno 1997, p.196 .
(10) Carlo Donolo, op. cit. , p.209 .
(11) Ibid. , op. cit. , p.208 .
(12) "Se si accetta la tesi di Habermas, che la democrazia presuppone un razionale agire deliberativo tra diversi soggetti sociali, la questione della molteplicità di ruoli di cui ognuno di noi è portatore diventa cruciale . Ciò risulta particolarmente chiaro quando si tratta di prendere decisioni collettive che riguardano argomenti di grande interesse pubblico . In tale contesto, la possibilità di un accordo razionale si arricchisce se i soggetti si presentano al tavolo negoziale non con un solo ruolo, ma con tutti i ruoli che, seppure contraddittoriamente, fanno parte della loro identità . Così, la contesa non è più tra due o più antagonisti ognuno in possesso di un ruolo, e solo di uno, e pertanto predestinati a uno scontro senza alternative ." (Tomàs Maldonado, Critica della ragione informatica, Feltrinelli, Milano 1997, p.57) .
(13) Carlo Donolo, op. cit. , pag.215 .