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La "civiltà  dell'immateriale" prodotta dalle nuove tecnologie, sembra comporre, agli occhi degli studiosi di questo fenomeno, una sorta di società planetaria in cui tutte le parti dipendono, interamente, le une dalle  altre. Alla globalità che ne deriva, però, non fa riscontro una popolazione altrettanto omogenea, anzi, già si possono definire,  generalizzando, tre grandi gruppi . Anzitutto, una  ristretta élite di "inclusi", ovvero di individui competenti e inseriti produttivamente nel  progresso tecnologico. Ad essa si affianca una maggioranza, variamente articolata  tra "reclusi",  individui  che seguono passivamente  la trasformazione in atto, stazionando a livelli di mera riproduzione, ed "esclusi". Questi ultimi sono ancora  molto lontani dall'accesso alle tecnologie di base (1). Parallelamente, sembra profilarsi anche una triplice divisione dello "spazio dell'immateriale" (Internet) :  "un primo continente…un Internet pubblico, con accesso gratuito, mantenuto dalle università, dai centri di ricerca…dai ministeri…e da altre organizzazioni internazionali . Un secondo Internet…privato, commerciale, con dati criptati, negozi, carte di credito…E un terzo continente Internet…una passerella per accedere ai servizi in abbonamento …oasi private…" (2).  
L'immagine, che meglio riassume i due scenari, è quella di un albero con tre grandi rami che più si allungano e più si moltiplicano ("la presenza di livelli differenti di competenza tecnologica tra i membri di un'organizzazione tende a sconvolgere l'assetto tradizionale della rete d'influenza che collega gli individui nelle organizzazioni, consentendo agli individui tecnicamente competenti di acquisire maggiore potere"(3), ai "reclusi" di perpetuare il potere altrui, ed agli "esclusi" di subirlo), e con tre enormi radici che più affondano nella terra (il cyberspazio) e più tendono ad allontanarsi l'una dall'altra (Internet pubblico, privato e commerciale). Le corrispondenze, i rimandi, le antinomie tra "rami" e "radici", sono l'oggetto della mia indagine, qui che, nonostante sia limitata dalla precarietà di un fenomeno ancora agli esordi ed in frenetico mutamento, si definisce a partire dal concetto di "cambiamento" prodotto dall'avvento delle nuove tecnologie. Credo che il cambiamento più importante, il punto di partenza, sia proprio quello politico, "…perché la politica è sempre una combinazione di potere comunicativo e fisico, e nella politica delle società democratiche il ruolo dei mezzi di comunicazione tra i cittadini è di particolare importanza" (4).

 

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