La terza critica è quella della concezione iperrealista (11) (espressa soprattutto nelle tesi di Jean Baudrillard), secondo la quale le tecnologie informative hanno già trasformato la realtà in una simulazione elettronica. L'industria globale tesse incessantemente un velo d'illusione, percepito tanto più reale quanto più gli individui "consumano" al suo interno, e quanto più cresce la potenza delle tecnologie . Non esiste più un potere centrale di controllo poiché il potere stesso si è trasformato, e le posizioni di dominante e di dominato si scambiano in un rovesciamento senza fine . L'esistenza degli individui si agita, così, in una iperrealtà costruita come "inganno" sulle deformazioni del mondo reale, al punto che la realtà si confonde interamente con il modello . Per gli iperrealisti, la telematica, come le altre tecnologie comunicative del passato, diventerà un altro efficace canale per la disinformazione e l'intrattenimento, con l'unico fine di sfruttare i consumatori . L'iperrealtà è l'evoluzione del Panopticon fino al punto in cui gli individui non ne percepiscono più l'esistenza : è continuare a pensare di essere liberi anche se non si ha più nessun potere . Non esiste più neppure uno spazio pubblico in cui gli individui possano discutere della realtà che li riguarda, perché è impossibile che riescano mai a liberarsi, in modo duraturo, dalla presenza opprimente del discorso dei mass media e dalle varie forze organizzate per erogarlo .
Gli iperrealisti hanno preso in considerazione l'altra faccia delle telecomunicazioni alla luce della tendenza umana all'illusione (l'immaginazione in senso arendtiano si è dissolta in mera illusione) . L'iperreale, secondo loro, comincia nel momento in cui il mezzo telematico dà solo l'illusione di essere vicini ad un'altra persona. Pertanto, l'unica via di fuga dalla tecnologia, che rende sempre più realistiche le illusioni, può essere soltanto la messa in discussione incessante della realtà (12), la pratica del dubbio riguardo ogni forma di "incantesimo politico".