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Lo spazio telematico, nato come "appendice virtuale" della realtà, credo stia attraversando la fase in cui rappresenta uno "spazio parallelo" alla realtà, nel senso che è passato dall'essere in toto "condizionato" dal reale ad una capacità di "parziale condizionamento" della realtà. La prima trasformazione condizionata dalle comunicazioni telematiche è l'esautoramento delle misure di protezione tradizionali. Le tecniche protezionistiche (culturali, politiche, economiche, sociali, ecc.…) tendono ad essere inevitabilmente erose. La rete è, infatti, per definizione uno strumento di "delocalizzazione", di delegittimazione dei territori tradizionali, di abbattimento di confini e steccati: è l'eccesso ad una dimensione planetaria di "frammenti", nel senso che anche gli interessi più "minuti", prima incapaci di aggregarsi, sulla rete possono diventare interessi "forti", e, quindi, anche le culture locali, le identità separate, le differenze hanno una possibilità di espressione. Da questo punto di vista, la Rete è l'alternativa capace di  migliorare le relazioni umane. La coesione della comunità virtuale, infatti, deriva dalla "base dati" creata dai partecipanti, dal portato e della specificità di ognuno che diventa, sommata a quella altrui, una "fonte di conoscenza" che può essere liberamente usata dai partecipanti, in modo formale ed informale, per risolvere problemi legati alla loro esistenza privata e pubblica. L'intreccio delle relazioni umane, che cresce insieme con la "base dati", il cyberspazio pubblico, potrebbe essere la sede preferibile in cui si raccoglierà il potenziale di ogni cittadino per la gestione democratica della vita in comune, il luogo della libera e critica discussione tra i cittadini, sostenuta da fatti a disposizione di tutti, come base reale della democrazia elettronica.

Un altro cambiamento provocato da questo nuovo tipo di tecnologia riguarda i "luoghi della democrazia", nel senso che scompare il mediatore tradizionale, e la politica  sembra allontanarsi in un "imprecisato altrove". Il vuoto apparente creato dalla mancanza di contatto fisico con un altra persona o con un mediatore, che comunque limitava in molti casi il cittadino alla pura passività di ricevente, è riempito, nella concezione della democrazia elettronica (o catodica, o virtuale), nella "possibilità di accedere direttamente ad una serie di informazioni, di elaborarle . Ecco l'intervento attivo del cittadino…questo mi sembra importante : elaborare criticamente la gran massa di informazioni che oggi più di ieri si può avere, purché l'informazione non sia bombardamento di informazioni a cui poi non si può più reagire in alcun modo . E quindi far sì che si possa avere una molteplicità di fonti di informazione "(15).

 

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